La sezione principale dl sito del Centro Studi San Contardo d'Este è dedicata alla pubblicazione di vecchie immagini e fotografie di Zocca, dei borghi circostanti, nonché di persone più o meno note che hanno abitato questi luoghi nel corso dell'800 e della prima metà del '900.
La pubblicazione di queste antiche immagini fornisce lo spunto per divulgare in forma sintetica quanto uno studioso di storia locale, Stefano Santagata, va ricostruendo della storia degli ultimi centocinquant'anni di questo paese dell'Appennino modenese.
Zocca nell'800
E' noto che Zocca è un paese di origine relativamente recente. Nasce ufficialmente il 6 gennaio 1465 come mercato, a seguito del privilegio concesso dal duca Borso d'Este, in una località conosciuta fin dal 1337 come la Çocha per la presenza di ceppi di castagno. Nel XVIII secolo, però, l'abitato aveva già raggiunto un certo sviluppo. N. 1 - Fotografia dell'attuale via Mauro Tesi all'altezza della piazzetta dell'ex cinema Roma
Si tratta di una delle immagini più vecchie del centro dell'abitato di Zocca, probabilmente risalente agli anni 1870-1880. Il piazzale antistante la chiesa è ancora occupato da un'abitazione, che verrà in seguito demolita. Sulla destra, dotata di altana, la prestigiosa casa Serra, oggi Ropa, edificata attorno al 1860, era decorata da un bugnato dipinto a trompe-l'oeil e da cornici marcapiano. N. 2 - Vista della piazzetta dal lato opposto, nella direzione della strada per Modena
Probabilmente è l'immagine fotografica più vecchia del centro abitato del paese. Infatti, l'originale riporta la data 1865. Molto interessanti gli abiti, soprattutto quello femminile in primo piano, caratterizzato dall'ampia e lunga gonna sorretta dalla crinolina, una vera e propria struttura rigida per dare volume alla sottana; tipico accessorio dell'epoca che tenderà a ridursi di dimensioni nella moda di fine secolo. L'edificio sullo sfondo, che quasi chiude la piazza, è l'antica casa Tonioni, edificata attorno al 1840. Già nel corso degli ultimi anni di regno del duca di Modena Francesco V d'Austria-Este, con l'ordinanza del 26 Gennaio 1855, il fabbricato divenne sede della neoistituita Giusdicenza di Zocca (1). N. 3 - Progetto per una rinnovata "Casella della Ragione" Siamo in epoca austro-estense (1815-1859), Zocca dipende dal Comune di Guiglia. Quest'ultimo progetta la costruzione di una nuova "Casella della Ragione" a Zocca. L'immobile oggetto del rifacimento è compreso fra la casa che oggi come allora è di proprietà dei Mascagni e quella dei Ronchi. Lo studio è opera del perito Giuseppe Eugenio Ferrari di Roccamalatina. Non è noto se il progetto abbia avuto esecuzione. Per visualizzare l'immagine alla massima risoluzione, selezionarla col mouse in modo da aprirla in una nuova finestra ed usare lo strumento lente del browser. N. 4 - La Giusdicenza e la piazza dall'altana di casa Serra
Anche in questo caso si tratta di una delle immagini più vecchie del centro abitato di Zocca. In calce è riportata l'annotazione "1870" Molto simile alla N. 2, riprende la vecchia casa Tonioni, già trasformata nella sede della Giusdicenza, la cui insegna è ben visibile sulla facciata. Sulla sinistra la casa e le botteghe di proprietà del capitano Luigi Ronchi. Quella ubicata a sinistra del piccolo portale d'ingresso era la farmacia che fu di Angelo Piccaglia, arrestato nel 1833 assieme a Natale Mascagni con l'accusa di far parte della Giovine Italia; quella a destra era la sede dell'Intendenza di Finanza con rivendita di Sale e Tabacchi. Probabilmente, sulla destra, s'intravede l'ombra del piccolo fabbricato che quasi chiudeva la piazza e che fu abbattuto pochi anni dopo.
La prospettiva induce a ritenere che la fotografia sia stata ripresa dall'altana o da una finestra della casa del notaio Serra (ora Ropa - v. fotografia N. 1). N. 5 - Lettera del notaio Gherardo Fontana che denunzia l'insalubrità del sistema di scolo degli scarichi a cielo aperto del paese. Il 25 ottobre 1826, l'agente di Montalbano, notaio Gherardo Fontana, scrive all'amministrazione comunale di Guiglia: "Nel mezzo della contrada al di sopra della pubblica piazza della Zocca si è fatto un Concavo (avallamento) tale che non lascia sgorgare le acque, adduna fango ed il sucidume de' scoli delle stalle e cantine superiori; e così forma una specie di mefito, che imbroglia il piede del frontista e passeggiaro e loro disgusta il naso. Tanto sottopone alla pulizia delle Sigg.re loro l'agente del luogo onde sia tutta questa pozzanghera con grossa selciata, ed obbligati li frontisti al restauro de' marciapiedi". E' evidente che in pieno abitato vi erano stalle, probabilmente dei solo animali da trasporto, cavalli e muli, e che lo smaltimento dei liquami avveniva a cielo aperto, molto probabilmente proprio in quegli scoli che è possibile vedere nelle foto N. 1, N. 2 e N. 4.
Bella e nitida immagine sicuramente tardo ottocentesca, dato che risulta ancora del tutto assente la fabbrica della nuova chiesa, che ebbe inizio dopo il 1890. Probabilmente venne ripresa da un punto sopraelevato rispetto al paese, molto prossimo all'attuale strada provinciale n. 623 lungo tratto che, superato il poliambulatorio conduce verso la località "La Fogna". A sinistra, dietro al'abside dell'oratorio di San Contardo, è individuabile il fabbricato delle prigioni, con le finestre a bocca di lupo. Al centro svetta l'altana di casa Serra e sullo sfondo l'antico borgo di Montombraro. N. 9 - Anno 1899, il Paese ripreso "dai Monti" durante la costruzione della nuova chiesa Una delle immagini più belle di Zocca antica ed forse l'ultima risalente al XIX secolo. Infatti, la chiesa è in costruzione e il fabbricato non è ancora coperto. In primo piano sulla sinistra l'oratorio di S. Contardo e le prigioni con le tipiche finestre a bocca di lupo. L'edificio che chiudeva parzialmente la piazza è già stato demolito (vedi la nota alla foto N. 4 e la stessa fotografia N. 2). La chiesa fu consacrata l'1 gennaio 1900; pertanto la fotografia risale con ogni probabilità all'anno precedente. NOTE (1) - Augusto Banorri, Montese nel secolo XIX, in "Lo Scoltenna. Atti e memorie", s. III, f. I (1927-1933), pp. 33-38 |